venerdì 16 marzo 2012

Uno scherzo ben riuscito


Durante i lunghi pomeriggi estivi accadeva spesso che amiche e parenti venissero a casa mia, non solo perché mia madre rappresentava un punto di riferimento per tutti, ma anche per il fatto che nel laboratorio di sartoria non ci si annoiava mai: si chiacchierava, si scherzava, si rideva oppure c’era sempre un  lavoro per tutte le ragazze che arrivavano.
In uno di tali pomeriggi giunsero alla chetichella Mariolina,Nuccia, Pina e Nina; quel giorno si percepiva però un sottile senso di insofferenza, tanto che ad un certo punto una di loro, in modo quasi ozioso, domandò:
- Ragazze, che facciamo?-
Tutte la guardarono con aria interrogativa, quando in quell’istante comparve sulla terrazza di fronte al nostro balcone Dora.
Dora era una donna piuttosto anziana, minuta e grigia; portava i lisci capelli, striati di bianco, tirati e raccolti in una crocchia dietro la nuca. Il suo viso era caratterizzato da due occhietti mobili e curiosi e da una bocca dalle labbra  serrate, in un’espressione di perenne insoddisfazione, “mussu strittu”, come si soleva dire; infatti la donna aveva sempre qualcosa da ridire su tutto e su tutti e per questo motivo non era benvoluta dal vicinato. Ci teneva ad affermare che era “ signorina”; in effetti era la governante tuttofare di un vecchio signore che aveva una grande casa all’angolo tra il Corso Armando Diaz e la via IV Aprile.
Alla vista della donna, gli occhi di Nuccia si illuminarono e con voce allegra esclamò:” Che ne dite? Facciamo uno scherzo a Dora?”
L’idea suscitò l’entusiasmo delle altre, così, avvicinate le loro sedie in modo da formare un cerchio, si misero a confabulare per un po’tra di loro; di tanto in tanto si sentivano delle fragorose risate che suscitavano la curiosità delle persone presenti. Presi i loro accordi, senza una parola, Mariolina si allontanò dal gruppo e per qualche minuto scomparve; poco dopo ricomparve con una lunga e scolorita corda che fino a qualche tempo prima era stata utilizzata in terrazza per stendere i panni, ma, essendo diventata troppo vecchia, era stata messa da parte.
 Le ragazze, già pregustando lo spasso, misero in atto il loro piano. Va comunque specificato che sessanta anni fa il traffico  lungo le vie della città era pressoché inesistente, di tanto in tanto passava qualche bicicletta o qualche carretto e, specialmente nelle ore più calde della giornata, non si vedevano molte persone in giro.
Scese dunque in strada, una di loro si allontanò dalle altre con la corda tra le mani e, accertatasi che in quel momento non passava anima viva , ne legò un’estremità al grosso battente di rame che stava sul portone della casa dove l’anziana donna viveva; distese poi il resto sul manto stradale (sul cui sfondo non si notava), in modo che l’altra estremità fosse inserita tra le stecche della persiana della  casa di fronte,verso cui  con calma si diressero tutte, visto che lì abitava  Nuccia.
Sistematesi dietro la finestra, potevano osservare la scena senza essere viste e al via di una di loro, tirarono  ripetutamente la corda, agitando violentemente  il battente che cominciò a sbattere  rumorosamente contro il portone. Dopo qualche minuto, tutta affannata, Dora aprì i vetri del balcone e si affacciò per sapere chi bussava; guardò di sotto, a destra, a sinistra, ma non  vedendo nessuno si sporse più che potè urlando: - Chi è? Chi è?-
Nemmeno l’ombra di una persona e, men che mai, nessuna risposta! Intanto le ragazze, dietro la finestra, erano piegate in due dalle risate.
La donna rimase qualche tempo ferma sul suo punto di osservazione, però, visto che non accadeva nulla, si stancò e si ritirò in casa; si era appena allontanata dal balcone, quando il battente ricominciò a  battere anche più a lungo di prima. E si ripetè la stessa, identica scena precedente, mentre le autrici dello scherzo dovettero allontanarsi dalla  loro postazione, per non rischiare di far sentire le loro sonore risa.
Più volte il silenzio di quel sonnolento pomeriggio estivo fu interrotto dal fragoroso rumore metallico del battente, mentre la povera donna era addirittura furiosa perché non riusciva a venire a capo di quel mistero. Alla fine le ragazze decisero che era arrivato il momento di farla finita, così lasciarono andare la corda sul marciapiede e per qualche tempo nessuna di loro osò uscire in strada; tuttavia nel giardino retrostante la casa, facevano i loro commenti e ridevano fino alle lacrime. Solo sul tardi, prima che rientrasse il padrone di casa, si decisero a venir fuori e la più coraggiosa di loro si avvicinò al portone per eliminare “l’arma del delitto”.
 Lo spassoso episodio venne raccontato per molto tempo, suscitando sempre l’ilarità di chi l’ascoltava.   
Francesca Adamo

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