venerdì 16 marzo 2012

Il senso della vita


Si era già alla fine del mese di maggio, quando l’aria si fa tiepida e ti fa venir voglia di stare fuori. Era il tramonto e sembrava che il sole, quasi pigramente, si volesse attardare ancora un poco sul mare. In quell’ora magica il cielo si era tinto di un colore turchese intenso  che sbiadiva lievemente verso oriente, mentre ad occidente strisce  di nuvole rosse che sfumavano in arancione e in rosa intenso solcavano l’immensa cupola celeste e si riflettevano sulla superficie liquida del mare, formando giochi di colori che solo la natura, nella sua infinita bellezza, è capace di creare.
La ragazzina, che allora aveva poco più di dieci anni, affacciata al balcone della casa, guardava incantata quel magnifico spettacolo e intanto ascoltava rapita lo stridio delle rondini che, ebbre di libertà, si rincorrevano festosamente attraverso il cielo. Non  le sfuggiva nulla; osservava tutto con animo felice. Poco a poco l’incerta luce del tramonto si spense, cedendo al buio che incalzava e allora alle sue narici arrivò la fragranza agrodolce delle zagare che si univa al delicato profumo di sale, di ricci e di alghe che la leggera brezza marina portava fino a lei. Avrebbe voluto fermare il tempo la ragazzina, ma ciò non le era consentito; intanto il cielo era divenuto scuro e le stelle si accendevano una ad una. In fondo alla strada, fino ad allora deserta, si creò un certo movimento: alcune donne uscirono dalle loro case delle sedie, le posizionarono in semicerchio sul marciapiede  e cominciarono a parlottare tra di loro, mentre i loro bambini, usciti anch’essi in strada, iniziarono i loro allegri e chiassosi giochi, interrompendo in tal modo l’atmosfera quasi immobile di prima.
La bambina sobbalzò, come se qualcuno l’avesse improvvisamente svegliata da un sonno profondo e avesse così  spezzato l’incantesimo.
E proprio in quel momento, con la stessa rapidità di un fulmine che squarcia il cielo, un pensiero attraversò la  sua mente:
- Ma  io chi sono? Perché sono nata? Cosa ci faccio nel mondo?
Quasi dolorosamente stupita del suo stesso pensiero, essa rientrò in casa. Figlia unica, vissuta senza padre, molto protetta dalla madre, aveva preso l’abitudine di dialogare con se stessa e di riflettere sulle cose. Quelle domande non le pose mai a nessuno, le conservò gelosamente nel suo cuore e nella sua mente; in ogni caso, chi sarebbe stato in grado di dare delle risposte adeguate a questioni così profonde e complesse sul significato dell’esistenza?
Quella ragazzina ero io e solo adesso, dopo aver vissuto una vita intensa, colma di amore, di gioie e soprattutto di immani dolori, solo ora posso dare risposta a quelle domande mai dimenticate.
Come poteva capire una ragazzina che ciascuno di noi nasce perché fa parte di un progetto divino? Come poteva rendersi conto che essere al mondo significa lottare in ogni momento dell’esistenza per il raggiungimento del bene?
Oggi l’esperienza di vita mi fa comprendere di essere più piccola e insignificante di un granellino di sabbia,  un minuscolo tassello nell’immenso mosaico dell’umanità; tuttavia, pur nella mia pochezza, sento che il Signore non mi ha mai abbandonato, specialmente nei momenti più tragici della mia vita; grazie alla mia grande fede ho saputo affrontare il dolore con coraggio e con dignità.
Più volte mi è accaduto che qualcuno, toccato dalla sofferenza, mi abbia detto:
-         Sei una donna forte, sei  un esempio per tutti noi!
Chissà, forse proprio per questo sono venuta al mondo.

Francesca Adamo

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