Si
era già alla fine del mese di maggio, quando l’aria si fa tiepida e ti fa venir
voglia di stare fuori. Era il tramonto e sembrava che il sole, quasi
pigramente, si volesse attardare ancora un poco sul mare. In quell’ora magica
il cielo si era tinto di un colore turchese intenso che sbiadiva lievemente verso oriente, mentre
ad occidente strisce di nuvole rosse che
sfumavano in arancione e in rosa intenso solcavano l’immensa cupola celeste e
si riflettevano sulla superficie liquida del mare, formando giochi di colori
che solo la natura, nella sua infinita bellezza, è capace di creare.
La
ragazzina, che allora aveva poco più di dieci anni, affacciata al balcone della
casa, guardava incantata quel magnifico spettacolo e intanto ascoltava rapita
lo stridio delle rondini che, ebbre di libertà, si rincorrevano festosamente
attraverso il cielo. Non le sfuggiva
nulla; osservava tutto con animo felice. Poco a poco l’incerta luce del
tramonto si spense, cedendo al buio che incalzava e allora alle sue narici
arrivò la fragranza agrodolce delle zagare che si univa al delicato profumo di
sale, di ricci e di alghe che la leggera brezza marina portava fino a lei.
Avrebbe voluto fermare il tempo la ragazzina, ma ciò non le era consentito;
intanto il cielo era divenuto scuro e le stelle si accendevano una ad una. In
fondo alla strada, fino ad allora deserta, si creò un certo movimento: alcune
donne uscirono dalle loro case delle sedie, le posizionarono in semicerchio sul
marciapiede e cominciarono a parlottare
tra di loro, mentre i loro bambini, usciti anch’essi in strada, iniziarono i
loro allegri e chiassosi giochi, interrompendo in tal modo l’atmosfera quasi
immobile di prima.
La
bambina sobbalzò, come se qualcuno l’avesse improvvisamente svegliata da un
sonno profondo e avesse così spezzato l’incantesimo.
E
proprio in quel momento, con la stessa rapidità di un fulmine che squarcia il
cielo, un pensiero attraversò la sua
mente:
-
Ma io chi sono? Perché sono nata? Cosa
ci faccio nel mondo?
Quasi
dolorosamente stupita del suo stesso pensiero, essa rientrò in casa. Figlia
unica, vissuta senza padre, molto protetta dalla madre, aveva preso l’abitudine
di dialogare con se stessa e di riflettere sulle cose. Quelle domande non le
pose mai a nessuno, le conservò gelosamente nel suo cuore e nella sua mente; in
ogni caso, chi sarebbe stato in grado di dare delle risposte adeguate a questioni
così profonde e complesse sul significato dell’esistenza?
Quella
ragazzina ero io e solo adesso, dopo aver vissuto una vita intensa, colma di
amore, di gioie e soprattutto di immani dolori, solo ora posso dare risposta a
quelle domande mai dimenticate.
Come
poteva capire una ragazzina che ciascuno di noi nasce perché fa parte di un
progetto divino? Come poteva rendersi conto che essere al mondo significa
lottare in ogni momento dell’esistenza per il raggiungimento del bene?
Oggi
l’esperienza di vita mi fa comprendere di essere più piccola e insignificante
di un granellino di sabbia, un minuscolo
tassello nell’immenso mosaico dell’umanità; tuttavia, pur nella mia pochezza, sento
che il Signore non mi ha mai abbandonato, specialmente nei momenti più tragici
della mia vita; grazie alla mia grande fede ho saputo affrontare il dolore con
coraggio e con dignità.
Più
volte mi è accaduto che qualcuno, toccato dalla sofferenza, mi abbia detto:
-
Sei una donna
forte, sei un esempio per tutti noi!
Chissà, forse proprio per questo sono venuta al mondo.
Francesca Adamo
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